Lavoro, quando perdi una parte del TFR: "Succede in questo caso"

Una volta terminato il rapporto di lavoro all'interno di un'azienda, al lavoratore spetta l'erogazione del TFR. L'importo, però, potrebbe non essere quello indicato in busta paga: in alcuni casi, infatti, si rischia di dover fare a meno di una quota del proprio TFR. Quando accade.

Il TFR è un sostegno economico molto importante che viene erogato nei confronti del lavoratore al termine della sua attività professionale all'interno di una determinata azienda. Si tratta, infatti, di una parte dello stipendio che viene accantonata dal datore di lavoro durante tutto il periodo di servizio, da erogare una volta che si cessa il rapporto professionale.

L'importo di TFR spettante al lavoratore è frutto di un preciso calcolo ed è indicato all'interno della busta paga mensile. Bisogna sapere, però, che la cifra riportata non sempre è netta. Oltre alla tassazione, infatti, ci sono altri possibili vincoli che comportano l'erogazione di un importo più basso nei confronti del lavoratore. Uno di questi vincoli riguarda i coniugi divorziati: ne ha parlato, in un video pubblicato di recente su TikTok, Gianluca Ottaviano, avvocato cassazionista.

Lavoro e divorzio: quando si rischia di perdere una parte del TFR

Lavoro, quando si rischia di perdere una parte del TFR
Lavoro e TFR, quali sono le conseguenze in caso di divorzio. Fonte: TikTok

Come spiegato dal legale, è proprio la legge sul divorzio a disciplinare la normativa riguardante il TFR spettante al coniuge divorziato. Le condizioni perché al coniuge divorziato spetti una quota di TFR sono due. La prima è che il coniuge divorziato ricevente non deve essere passato a nuove nozze. La seconda è che lo stesso coniuge divorziato deve essere titolare dell'assegno divorzile. Esiste un apposito calcolo per sapere quale quota del TFR spetta al coniuge divorziato.

Secondo la legge, infatti, al coniuge divorziato spetta il 40% del TFR di ogni anno di lavoro che è stato effettuato in coincidenza con il matrimonio. Secondo la Cassazione, inoltre, vanno conteggiate anche le somme versate come incentivo all'esodo dell'ex coniuge. C'è comunque una condizione fondamentale: le quote del TFR da liquidare, infatti, sono quelle ancora rimaste in azienda. Questo, dunque, significa che il conteggio verrà fatto al netto delle cifre già liquidate a titolo di anticipo sul TFR nei confronti del lavoratore. In estrema sintesi, spiega l'avvocato Ottaviano, al coniuge divorziato spetta il 40% del TFR non ancora liquidato ma solo se è già intervenuta una sentenza di divorzio passata in giudicato. Sono queste, dunque, tutte le condizioni da rispettare perché il coniuge divorziato possa ricevere dall'ex coniuge lavoratore una quota del suo TFR.

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