
E’ complicato, è concitato, ma il processo di riorganizzazione del lavoro nella Pubblica Amministrazione, necessario per rispettare le norme contenute nei decreti emanati per il contenimento dell’epidemia da Covid-19, è entrato nel vivo.
Dalla fase delle sperimentazioni e dei passi graduali, si è passati ad una fase nuova e inedita, in cui lo smartworking è diventato per tutti, almeno fino alla revoca delle misure di contenimento, la modalità ordinaria della prestazione lavorativa.
Da casa, in remoto e con tante difficoltà da superare, eppure la Pubblica Amministrazione non si ferma: nelle Pa del progetto “Lavoro Agile per il futuro della PA” ciò che si stava sperimentando per un numero limitato di dipendenti sta raggiungendo tutti gli uffici in cui la presenza fisica non è indispensabile e soprattutto sta sostenendo tutti quei lavoratori e quelle lavoratrici che hanno bisogno di particolare protezione.
Tra i fattori che vengono individuati per determinare una scala di priorità nella scelta di quei dipendenti che dovranno lavorare in ‘modalità agile’ moltissime Pa hanno enumerato infatti l’anzianità, la presenza di patologie che causano immunodepressione, la presenza in famiglia di figli in età scolare o di persone con disabilità da accudire, la lunga distanza dalla sede di lavoro da precorrere con mezzi pubblici. Fattori che compaiono nei regolamenti snelli e transitori che sono stati approvati in molti Comuni e Regioni proprio per affrontare questa fase con criteri trasparenti che favoriscano una gestione ordinata e razionale del personale.
Molte altre PA, sopratutto quelle in cui il percorso di sperimentazione precedente era più avanzato, hanno invece scelto la strada dell’estensione, in 24 ore, del lavoro agile a tutti e tutte le dipendenti, utilizzando regolamenti e procedure che erano già stati definiti in precedenza e utilizzati per un numero contingentato di lavoratori.
In ogni caso tutte le PA hanno adottato procedure semplificate, come previsto tra l’altro dalle norme del Governo fin dal primo decreto del 2 marzo 2020 in cui si stabiliva che il lavoro agile andava utilizzato a regime.
L’obiettivo di queste scelte è ambizioso: limitare al massimo la presenza di personale negli uffici continuando a svolgere tutte le attività amministrative ordinarie.
Con la rotazione di tutto il personale, ad eccezione di quello con qualifica dirigenziale la cui presenza è assicurata in via prioritaria in funzione del proprio ruolo di coordinamento, e l’utilizzo del lavoro agile si punta quindi a dare continuità ai servizi al cittadino e anche a tutte le funzioni interne. Il dipendenti e le dipendenti pubblici possono - anche questa è una novità di questa fase - utilizzare i device tecnologici di proprietà quando l’amministrazione non sia in grado di fornirne, garantendo in ogni caso adeguati livelli di sicurezza e protezione della rete secondo le esigenze e le modalità definite dalle singole pubbliche amministrazioni. E ancora, sono vietate, se non indispensabili, le riunioni in presenza: gli incontri e ogni attività simile va svolta con modalità telematiche, e nei casi residuali con modalità tali da assicurare un adeguato distanziamento.
La Pubblica Amministrazione reagisce all’emergenza, si rinnova, pratica la resilienza senza bloccarsi. Il lavoro per obiettivi diventa pratica quotidiana e obbligata, sostituisce l'organizzazione precedente, modifica il rapporto tra dipendenti e dirigenti e costruisce team fondati sulla responsabilità e la fiducia.
L’Italia ce la farà, grazie anche a questi cambiamenti e alle nuove tecnologie. Grazie sopratutto all’impegno di tanti e tante, grazie alla capacità di superare gli ostacoli senza permettere che questi diventino insormontabili.
Il momento è difficile e delicato, centinaia di migliaia di dipendenti pubblici sono al lavoro, anche da casa, per tutti e tutte noi.
Come recita lo slogan del progetto ‘Lavoro Agile per il futuro della PA’: più agile, meglio per tutti.